venerdì 11 novembre 2011

Partire dalle parole.......non dette, Il rapporto medico-paziente in odontoiatria

Intervista sul bollettino dell'ordine dei medici n.3/2011 di Tiziana Azzani

Dopo la laurea in odontoiatria VeronicaVismara, si specializzain Omotossicologia e discipline integrate, frequenta numerosi corsi in Kinesiologia Applicata, si diploma Trainer e Counselor in Programmazione
Neuro Linguistica (PNL),e ottiene il Master Advanced in Ipnosi Eriksoniana.
È coautrice con Lorenzo Pierobon del libro “Suoni dell’anima, l’essenza nascosta della voce” (ed. Minerva), è cantante jazz (ha inciso tre CD), pratica il canto armonico e scrive liriche. Un profilo con tante sfaccettature che ruotano tutte, come in un caleidoscopio dalle mille forme colorate, attorno al paziente, alla necessità profonda di metterlo al centro della suo stato di salute e di una relazione profonda e autentica che richiede nuove competenze al medico; non solo tecnica, ma anche comunicazione.

In che modo la comunicazione è un requisito importante per l’odontoiatra moderno?

La comunicazione, non solo verbale, ma anche paraverbale, cioè attraverso l’uso della voce, e non verbale, tramite il corpo, è il primo passo per una relazione efficace tra medico e paziente, relazione che in ambito odontoiatrico può durare anche molto a lungo. È un privilegio che abbiamo noi odontoiatri rispetto ad altri colleghi medici con altre specializzazioni. Non di rado ci capita infatti di incontrare un paziente quando
è bambino; se siamo capaci di costruire un legame autentico, allora è probabile che lo seguiremo per tutta la vita e con lui anche la famiglia che lo circonda.
Per poter comunicare è necessario prima di tutto saper ascoltare. È fondamentale imparare a comprendere
il linguaggio del corpo, la gestualità, le sfumature della voce, per capire veramente quello che le persone ci
stanno chiedendo. Le persone spesso non avanzano richieste verbali esplicite, a volte non hanno le idee chiare e quindi sta a noi, aiutarle a definire i loro obiettivi. Solo se individuiamo questi aspetti, riusciamo a rispondere ai loro reali bisogni.
Pensiamo ad esempio a una prima visita. Io mi occupo soprattutto di gnatologia e spesso i pazienti giungono
nel mio studio già informati, dopo aver consultato altri colleghi. A differenza di quanto possa sembrare, non è
assolutamente il prezzo che guida la loro scelta ma la fiducia che sentono di poter riporre nel medico che si
trovano di fronte. E soprattutto al primo incontro non è solo la mia competenza quella che emerge, ma la possibilità di sentirsi accolti, capiti e soprattutto di potersi fidare. Solitamente il paziente intuisce e successivamente apprezza la mia capacità di ascolto, la mia chiarezza e la mia autenticità. Le persone
capiscono istintivamente se crediamo in quello che stiamo dicendo. È allora fondamentale imparare a essere
congruenti: congruenza tra quello che si dice verbalmente e quello che si comunica con il corpo, con i gesti, con la voce. Nei livelli più alti della gerarchia dei miei valori ci sono l’autenticità, l’equità e la congruenza e proprio per questo è difficile che un paziente non segua un mio consiglio, perché sa che quello che gli sto proponendo è la cosa migliore per lui.

Dove ha imparato e affinato le tecniche di ascolto e di comunicazione?

Lo studio dei processi comunicativi secondo il modello PNL (Programmazione Neuro Linguistica) mi ha insegnato a leggere i messaggi non consapevoli inviati della persona, verbali e non verbali e ad avere i sensi
molto vigili e recettivi per riuscire a capirla e nello stesso tempo rimandarle un messaggio coerente e in linea
con il suo modello comunicativo. Mi ha aiutato in pratica a leggere l’esperienza interna dei miei pazienti
attraverso i processi di cambiamento comportamentali. Ogni comportamento è comunicazione, anche il silenzio è comunicazione. Un soggetto che sta zitto mi comunica infatti la sua decisione di non parlare. Ogni comportamento inteso come linguaggio, movimenti oculari, variazioni della respirazione, della voce,  cambiamenti del colore della pelle- è la risultante di una serie di processi neurologici interni e pertanto
fornisce informazioni sui processi stessi. L’arrossamento del viso di un soggetto in conseguenza di un avvenimento ci indica la reazione del soggetto in relazione a quel tipo di situazione.
L’insorgenza di una fobia, ad esempio l’odontofobia, può esprimere un trauma avvenuto in un particolare contesto e la reazione fobica non è altro che il tentativo da parte dell’individuo di non ritrovarsi nella stessa situazione.

Nella comunicazione oltre al corpo anche la voce ha un ruolo fondamentale.

La voce non comunica solo concetti, ma con i suoi diversi toni e sfumature esprime le emozioni. È da tempo che studio l’uso e il ruolo della voce nei diversi contesti; la mia passione per il canto (dopo l’odontoiatria, il canto è la mia seconda passione) mi ha portato a coltivare un uso della voce anche dal punto di vista artistico e a toccare con mano l’importanza dell’intenzione che una persona mette nelle parole che dice sia quando vuole comunicare una prestazione clinica sia durante una performance artistica. La voce, attraverso tutti i parametri che possono variare, è una leva importante che uso nella comunicazione con i miei pazienti,
anche con i più piccoli.

Quale comunicazione con i più piccoli?

Con i bambini cerco una relazione intima, lasciando “fuori” i genitori. Con i genitori parlo a parte, ma quando
il piccolo è in poltrona io sono lì solo per lui, per sostenerlo, per accoglierlo.Non è difficile diventare complici, basta parlare il suo linguaggio. Per ottenere la sua fiducia bisogna sostenerlo e fargli capire che gli crediamo. In PNL si parla di “ricalco” del mondo del paziente. Se mi dice che sente male, inutile sminuire la cosa dicendo che non è possibile, magari deridendolo, perché così significa prenderlo in giro e allontanare la sua fiducia. Bisogna piuttosto accogliere quello che comunica e rispondere con dolcezza: “So che stai sentendo fastidio o dolore, hai ragione, ma tra un istante non sentirai più nulla e potremo lavorare tranquilli”. È
molto utile con i bambini utilizzare un linguaggio vago e ipnotico, mostrandosi curiosi sui loro film o cartoni preferiti ed evocando immagini in modo da spostare la loro attenzione. Hanno un inconscio molto produttivo e ricco e, se invitati, fantasticano volentieri.

L’uso della voce cantata o parlata ha anche un ruolo terapeutico. In che modo?

L’uso della voce rientra in un percorso di rieducazione funzionale del cavo orale (RFCO) per la cura delle persone che presentano abitudini viziate -morsicatura del labbro o di oggetti, onicofagia, tic nervosi, serramento e bruxismo- spesso associate ad alterazioni dell’occlusione, deglutizione atipica e respirazione orale a loro volta correlate, secondo Laura Bertelè, e secondo uno studio condotto con lei e Antonio Busato su 120 pazienti, alla presenza di scoliosi. In questi soggetti, la terapia ortodontica, anche se apparentemente può sembrare la soluzione più appropriata, è in realtà spesso da evitare almeno fino al completamento della fase evolutiva di crescita. Ovviamente non si può essere categorici con decisioni simili, ma il soggetto, qualora l’ortodonzia sia inevitabile, va seguito e monitorato di volta in volta con molta attenzione. È sempre auspicabile invece identificare un intervento finalizzato innanzitutto all’elaborazione di strategie e
comportamenti che permettano l’eliminazione delle abitudini viziate, e in secondo luogo dedicato ad
esercizi specifici per ripristinare le corrette funzioni, tra cui respirazione, deglutizione e fonazione.
Questo ovviamente vale anche per i pazienti non portatori di scoliosi, ed equivale metaforicamente a togliere
il piede dal freno prima di schiacciare l’acceleratore!
 Tornando alla voce, essa si sviluppa parallelamente alla verticalizzazione del bambino e una buona emissione vocale accompagnata da un atto fonatorio corretto aiuta a rilassare i muscoli periorali, oltre che
aggiungere una componente ludica dell’uso dello strumento primordiale che ognuno di noi ha sempre a
disposizione.

venerdì 9 settembre 2011

Letto Armonico 432 hz


LETTO ARMONICO 432 HZ: un “reset” psico-emozionale

 Presso lo studio di via Montelungo  18 a Monza  e’ disponibile un nuovo strumento terapeutico, il letto armonico. Il letto armonico ha una cassa di risonanza che permette la trasmissione delle vibrazioni delle 60 corde poste sotto la sua base, che vengono suonate dal terapeuta.  Attraverso le sue vibrazioni effettua una stimolazione su diversi piani: fisico e mentale, rilassando e massaggiando il corpo dall’”interno”, provocando una vibrazione intensa e riequilibratrice delle molecole d’acqua contenute nel nostro organismo creando  uno stato di quiete e di pace. Questo stato , gia’ efficace di per se stesso, puo’ essere altresi’ utilizzato per favorire lo stato di trance all’interno del quale le suggestioni positive vengono  facilmente accettate e integrate.
 Secondo la Medicina Tradizionale Cinese(MTC)  e la teoria dei 5 elementi (terra,metallo,legno,fuoco,acqua)ogni loggia energetica ha delle corrispondenze ben precise per quanto riguarda le stagioni, una  coppia  organo/viscere, un colore, un emozione, una articolazione, un gruppo di denti, ecc. Tra tutte queste corrispondenze ne esistono anche con le note musicali.

“Nella Cina antica la musica era considerata l’immagine dell’ordine universale. La musica e’ interpretata come l’armonia del cielo(principio yang, maschile) e della terra(principio yin, femminile) e appartiene a regni spirituali piu’ elevati.La natura ciclica dell’universo e l’interazione yin/yang stanno alla base della teoria musicale cinese.Gia’ nel terzo secolo a.c. la musica veniva messa in relazione con l’ordine universale ed esisteva una teoria che disponeva le note in una scala calcolata aritmeticamente sulla base dell’altezza fondamentale di un flauto,in accordo con le forse dell’universo.La storia cinese narra che uno dei primi ordini impartiti  da un nuovo imperatore era la convocazione di musicisti e astronomi per ricalcolare l’altezza ( la nota) dei flauti imperiali in modo che tutta la musica eseguita durante il suo regno fosse in accordo con gli elementi della natura,, della terra e dei cieli, e che quindi garantisse la pace e l’armonia. Si riteneva infatti che il suono avesse il potere di influenzare gli animi, nel bene e nel male.. In questo contesto l’udito veniva quindi considerato strumento di perfezione e mezzo piu’ rapido di illuminazione.”(Musica per guarire,Randall Mc Clellan  ed Muzzio)
Nella numerologia tradizionale cinese DUE e’ la terra (yin) e TRE e’ il cielo(yang),e l’intervallo di QUINTA e’ percio’ quello che combina perfettamente Terra e Cielo, yin e yang.
 Le note corrispondenti alle diverse logge energetiche e quindi alle diverse coppie organo/viscere ,alla diversa emozione ,ecc, restano,traducendo il nome cinese ,le seguenti:

ELEMENTO    ORG/VISCERE       STATO INTERNO           NOTA
Terra               Stomaco/milza/      Ossessione,pensieri    D(re)
                          pancreas                ricorrenti  
       
Metallo           Polm/int.cr               Tristezza                        E(mi)                                  
                        
Legno             Fegato/vescica         Ira, Rabbia                    F(fa)                  
                        biliare


Fuoco              Cuore/                       Gioia,alti e bassi          A(la)
                         intestino tenue         emotivi       


Acqua               Rene/vescica           Paura                            B(si)                                               

Considerando ciascuna altezza come un tono nuovo,si ottengono i 5 modi  musicali principali,ognuno dei quali  corrisponde ad una delle 5 stagioni (Centro, Autunno, Primavera, Estate, Inverno).
Esistevano ,come si puo’ intuire quindi melodie per ogni stagione  e per ogni mese dell’anno
Questi cinque modi (Kung, Shang, Chio, Chin e Yu) della musica antica Cinese aiutano a portare una maggior efficienza al funzionamento degli organi. Questi facilitano la circolazione regolare del "Qi" ovvero della "Forza vitale" nel corpo. Le frequenze risonanti dei cinque toni stimolano il flusso e la circolazione del "Qi" nelle varie parti del corpo corrispondenti a quella loggia energetica.
Composizioni che fanno uso dei cinque toni sono disponibili sul mercato anche oggi e le case discografiche che producono questa musica puntano molto sugli aspetti benefici di questo tipo di musica. Un'intera industria è scaturita da questa filosofia. Gli antichi Cinesi ci insegnano quindi che la musica può essere utilizzata per intervenire direttamente sul corpo per aiutare a regolare il funzionamento dei vari organi e ripristinare l'equilibrio biologico.

Il letto armonico ha 60 corde, la maggior parte delle quali e’ accordata in C(do), e alcune in G(sol), dando origine cosi’ ad un intervallo di quinta. Il terapeuta puo’ quindi,mentre suona il lettino, intonare la nota o una melodia che vibri attorno alla nota corrispondente all’organo/viscere che si vuole rivitalizzare o stimolare.Il sistema di accordatura utilizzato e’ quello del A  432 HZ.

 Il letto armonico e’ stato costruito da: http://www.colzaniharpsichords.com




domenica 24 luglio 2011

Articolo comparso su MEDICINA NATURALE: " Gravidanza, tra musicoterapia e visualizzazioni guidate"



Gravidanza, tra musicoterapia
e visualizzazioni guidate


Un supporto concreto nella difficile fase del parto, nel puerperio e nei primi anni di vita del bambino attraverso un percorso integrato di musicoterapia e ipnosi eriksoniana supportato da una supervisione ginecologica


Roberto Tognella

L’esigenza di partecipare a corsi di accompagnamento alla nascita è in continuo aumento tra le donne in gravidanza, come dimostra un’indagine ISTAT condotta su un campione di oltre 60mila famiglie italiane. Nel 2008 il 35% delle donne in stato interessante ha deciso di parteciparvi, dato in crescita rispetto al 30% registrato nel 2002. L’offerta di corsi di accompagnamento alla nascita è ormai ampia e copre l’intero territorio nazionale, corsi che sono perlopiù organizzati dalle stesse strutture sanitarie. Accanto a questa proposta, molti sono i percorsi, per alcuni versi complementari per altri “alternativi”, volti a soddisfare esigenze più particolari, spesso frutto di esperienze più o meno approfondite nelle discipline e terapie olistiche. Corsi di yoga in gravidanza, di meditazione, di canto carnatico, di bonding prenatale…

Musicoterapia e ipnosi ericksoniana
Un percorso integrato di musicoterapia e visualizzazione guidata per donne in gravidanza è quello pensato dal dottor Luciano Ghisoni, ginecologo esperto in diagnosi prenatale, direttore del Centro Medico Monterosa di Milano e consulente presso la Clinica Ostetrico Ginecologica Universitaria dell’Ospedale Sacco, insieme alla dottoressa Veronica Vismara, odontoiatra e trainer in programmazione neurolinguistica e esperta in  ipnosi ericksoniana, e a Lorenzo Pierobonmusicoterapeuta. Un percorso che è già in fase di sperimentazione con un gruppo di future mamme presso il Centro Medico Monterosa. «Lo scopo di questo approccio multidisciplinare, che coinvolge un medico ostetrico ginecologo, un musicoterapeuta e un’esperta in ipnosi e programmazione neurolinguistica», spiega il dottor Ghisoni, «è quello di proporre alle future mamme un percorso capace di aiutarle a sviluppare un clima di armonia interiore che favorisca le relazioni con il nascituro e, nello stesso tempo, di fornire delle risorse che potranno costituire un supporto concreto nella difficile fase del parto, nel puerperio e nei primi anni di vita del bambino. Un supporto concreto che oggi le future mamme ricercano, più o meno consciamente, per colmare quella sorta di vuoto che rimane nonostante la mole impressionante di informazioni che la donna è in grado di recuperare dai libri e ancor più dal web. Informazioni alle quali la futura mamma attinge in maniera a volte ossessiva per arrivare preparata al momento del parto».


Una risposta a quel senso di vuoto della donna in gravidanza
«Una ricerca», continua Ghisoni, «che nasconde, non poi così velatamente, un atteggiamento di paura nei confronti di questo evento… Seppure “super informata”, seppure la tecnica epidurale sia in grado di offrire delle ulteriori rassicurazioni, sebbene elementi medici, tecnici, diagnostici, possano garantire risposte precise e puntuali ai molti interrogativi durante la gestazione, alla donna servono altri strumenti per nutrire quelle esigenze più profonde nel corso della gravidanza. Strumenti più consoni che permettano quella discesa nella profondità dell’essere, quello spostamento dalla mente al cuore, così importante in questo momento unico della vita. La musicoterapia, le visualizzazioni guidate – supportate dalla supervisione ginecologica, atta a garantire il corretto svolgimento della gravidanza sotto il profilo medico – possono rappresentare strumenti molto validi e questo soprattutto alla luce delle molte evidenze scientifiche che supportano queste tecniche terapeutiche e che sottolineano la loro efficacia. Efficacia sulla mamma e sul feto durante la gravidanza, ma anche successivamente – grazie all’“onda lunga” che queste tecniche possono scaturire – sul neonato e sulla donna che, in quella fase delicatissima del puerperio, può dover affrontare anche la depressione post-parto».

Creare un “rivestimento sonoro prenatale”
Che il suono abbia una valenza importante nel corso della gravidanza lo confermano lavori effettuati da illustri studiosi come il professor Tomatis o da ricercatori come Sontag e Wallace. Tomatis ci dimostra che il neonato riconosce la voce della propria madre, e solo quella, filtrata in modo da simulare l’ambiente amniotico, mentre Sontag e Wallace sottolineano come la qualità dei suoni percepiti influenzi grandemente la vita prenatale. «Il genere di musica ascoltato dalla madre in fase di gravidanza è molto importante durante la vita intrauterina perché fornisce al feto una serie di sensazioni affettive. Più questa proposta musicale sarà ampia e più il feto avrà  la capacità di crearsi una sorta di “rivestimento sonoro prenatale” che diventa tutt'uno con l'ambiente nutritivo», spiega Pierobon. «D’altronde se già l’embrione è in contatto dai suoi primi istanti di sviluppo con le pulsazioni del cuore materno, con i movimenti uterini e addominali, a partire dal sesto mese, con il completo sviluppo dell’apparato uditivo, il feto sarà in grado di percepire i suoni trasmessi attraverso il liquido amniotico. Questo  è confermato anche dalle esperienze del professor Rolando Benenzon, psichiatra e musicista, che riferisce del caso di una madre molto angosciata a fine gravidanza la quale si calmava ascoltando la Madame Butterfly. L'ascolto di questa opera lirica era la sola cosa che riuscisse a calmare i pianti del bimbo dopo la nascita. La stessa esperienza è stata ripetuto dal dottor Jean Feijoo con un brano di Prokofiev tratto da Pierino e il lupo su una sua paziente. La voce della madre, del padre, la musica, i rumori esterni rappresentano quindi quell’imprinting sonoro, quell’“identità sonora gestaltica”, come la definisce il professor Benenzon, che il neonato sarà in grado di riconoscere e discriminare dopo la nascita, quel continuum che lo collegheranno al mondo intrauterino».

Dall’humming all’ascolto di un brano musicale
«Il percorso  di musicoterapia che proponiamo utilizza diverse esperienze sonore dall’ascolto di brani musicali , alle vocalizzazioni guidate ,  spontanee, improvvisate utilizzando suoni molto semplici e delicati», continua Pierobon. «Una vocalizzazione tipo l’humming, per esempio, il canto della lettera M, ha di per sé un’azione molto efficace. Questo suono ha una collocazione vibrazionale medio toracica alta e attraverso la conduzione ossea e il liquido amniotico si espande bene nell’addome. È un suono di contatto molto interessante, senza necessariamente ricorrere a mantra conosciuti, e a volte inflazionati, come l’OM! Un fonema come molti altri che possono essere creati dalla semplice unione di consonanti e vocali per trasmettere la vibrazione o l’intenzione in una determinata parte del corpo. Parlando invece di brani musicali, la scelta non deve necessariamente cadere sul repertorio classico; ogni brano è ben accetto, anche se di musica pop, purché abbia un particolare significato per la madre.Un brano capace di porla in una condizione di pace e di benessere, una musica che può rievocare un vissuto felice, un’esperienza positiva. Quindi attraverso la musica non viene veicolata soltanto una vibrazione sonora, ma anche un’emozione, che è pur sempre una vibrazione – a livello però più sottile – un’intenzione di trasmettere al nascituro un pensiero di serenità, di pace, di tranquillità. Una volta individuato il brano, il compito sarà quello di insegnare alla futura mamma come “ancorarsi” ad esso e trasmettere le sensazioni al feto, e utilizzarlo dopo la nascita  quasi  fosse un kit di pronto intervento per intervenire in  un momento di disagio e  di sofferenza del bambino».

Ancorarsi a emozioni positive
Così come il suono, anche la parola può diventare uno strumento straordinario per trasmettere pensieri positivi al bimbo.  «Nel nostro percorso, l’imprinting avviene non solo con le vocalizzazioni o l’ascolto dei brani musicali», spiega Veronica Vismara, «ma anche attraverso le parole che vengono dette, e soprattutto attraverso il pensiero che la mamma produce. L’energia psichica della madre genera emozione tanto quanto la parola. Proiettare un’immagine positiva del feto è molto importante, sviluppare la convinzione che tutto stia andando per il meglio, che il feto sia ben formato e che la natura stia compiendo al meglio il proprio corso può rappresentare un potente antidoto alla necessità continua di ricevere riscontri oggettivi attraverso l’ecografia. Durante questi incontri di visualizzazione guidata, ci serviamo dell’ipnosi ericksoniana, metodo sviluppato da Milton Erickson, psichiatra e ipnoterapeuta.Con questo metodo la visualizzazione guidata è delicata, una visualizzazione molto di processo e poco di contenuto. Si forniscono delle indicazioni verbali, alle quali le future mamme dovranno aggiungere i loro contenuti, il loro vissuto, proprio come avviene per l’ascolto di un brano musicale. L’ipnosi ericksoniana aiuta a creare quella che è una proiezione futura e ad ancorarsi ad essa. Durante gli incontri vengono proposte fantasie guidate, anche in relazione allo stadio di gravidanza, suggestioni che lo sviluppo del feto sia corretto, adeguato, che il bimbo all’interno del grembo materno sia felice. La voce, che conduce queste visualizzazioni guidate, viene quindi registrata ed è a disposizione della mamma che potrà così riascoltarla a casa ogni volta che vorrà. Questo favorisce lo sviluppo di un percorso di autorilassamento attraverso il quale la donna sarà in grado di ancorarsi allo stato positivo, indotto dalla visualizzazione guidata, e di rientrare in esso ogni volta che ne sentirà la necessità per gestire i momenti di difficoltà, anche dopo il parto, quando più intensa   sara’ la sensazione di vuoto  percepita. Vuoto emotivo, ma anche fisico, visto che anche  la madre si è dovuta separare da quel meraviglioso grembo materno che l’ha accompagnata per nove mesi della sua vita».






giovedì 31 marzo 2011

Rosso Borsieri , concerto: Jazz alle corde


Via Borsieri 16, Milano  tel 0266804597 www.rossoborsieri.it



17 APRILE H 21.30
VERONICA VISMARA    VALERIO SCRIGNOLI

Jazz alle corde: L'incontro tra le corde d'acciaio di Valerio Scrignoli e le corde vocali di Veronica Vismara. Un  interplay intenso ed originale tra due interpreti passionali e versatili, ambedue jazzisti, ma che amano  anche contaminarsi con altri generi musicali.

Valerio Scrignoli., chitarra.Suona con Giovanni Falzone nell'ambito del jazz moderno e sperimentale e collabora con diversi musicisti in formazioni che vanno dal duo all'orchestra. Dopo numerose collaborazioni, esce il suo album" Changing Trane" (2005) di  Scrignoli/Martino/Laviano, cui seguono  per Musicamorfosi " Lampi" (2008)e con Giovanni Falzone Mosche Elettriche" Around Jimi "(2010).
Veronica Vismara, voce. Dopo  chitarra classica  e musica sacra come contralto, passa al canto  jazz, che studia alla civica di Milano . Dal 2006 si dedica anche al canto armonico e alla musica contemporanea. Tre album al suo attivo, "Soul Mates" omaggio al jazz inedito italiano, "A fior di pelle" presentato al festival della poesia di Genova,e "Shakti", liriche sue su musiche del compositore Antonio Giacometti.


sabato 12 marzo 2011

L'uso della VOCE come strumento terapeutico di indagine personale e di crescita interiore

Conferenza gratuita previa prenotazione
Mercoledì 16 marzo 2011 – h. 21.15
I relatori: Veronica Vismara e Lorenzo Pierobon , approfondiranno i molteplici aspetti della voce e del canto, dalle basi neurofisiologiche del controllo vocale alla complessità dell’ascolto. Ascolto che passa dalla rieducazione della voce e della postura, per arrivare a riabilitare il corpo e integrarlo finalmente come strumento del nostro essere nel mondo. La voce e' universalmente riconosciuta come strumento di espressione,comunicazione e relazione in ogni ambito: artistico, professionale, relazionale, terapeutico, spirituale.
Discuteremo su come applicare le strategie e le tecniche per utilizzare al meglio questo prezioso e potente strumento.
In altri termini la serata sarà un sintetico percorso attraverso lo strumento voce, fatto di analisi, considerazioni, scoperte , suggerimenti ed indicazioni per considerarla da un nuovo punto di vista. Questa visione suggerisce un percorso per trasformare la voce in un formidabile strumento terapeutico di indagine personale e di crescita interiore, consentendo cosìuna più autentica e profonda espressione del Sé.

Veronica Vismara
Laureata in odontoiatria, si occupa delle problematiche psicosomatiche legate al cavo orale dal punto di vista delle medicine non convenzionali e delle relazioni tra occlusione e postura. Ha ideato il metodo di rieducazione funzionale del cavo orale RFCO ®. Trainer e Counsellor in PNL (Programmazione Neuro Linguistica) ed esperta in Ipnosi Ericksoniana tiene seminari e sessioni individuali dedicati all’uso della voce come mezzo espressivo del Se’, ponendo l’accento sull’aspetto emozionale della comunicazione
vocale.
Artisticamente proviene da studi classici di chitarra e canto corale;si specializza poi in canto jazz alla scuola civica di jazz di Milano.Il suo album di esordio è “Soul Mates” nel quale scrive le liriche su brani di jazzisti italiani. Dal 2006 si dedica alla ricerca a alla sperimentazione vocale esplorando il mondo del canto armonico e della musica contemporanea.

Lorenzo Pierobon
Musicoterapeuta, cantante e formatore specializzato nell'utilizzo del canto armonico. All'attività artistica affianca corsi, seminari e workshop di Vocal Harmonics in Motion ® (VHM ), metodo da lui ideato, che pone particolare attenzione alle relazioni tra la voce e il movimento, il suono, la respirazione e la propriocezione vocale, per fare di questo strumento non solo un mezzo di espressione artistica e di relazione ma anche di ricerca interiore.
Considerato un “cantante atipico”, si dedica da anni all’utilizzo della voce in tutte le sue modalità espressive con particolare attenzione all’improvvisazione informale. In questo ambito ha pubblicato diversi cd di musica ambient e sperimentale. Molte le performances che lo vedono impegnato sia come solista che in interazione con altre forme d’arte: danza, teatro, video, musica contemporanea e sperimentale.
Ognuno dei relatori terrà un intervento di circa 20 minuti. Al termine di ogni presentazione verrà
dato ampio spazio alle domande del pubblico. La partecipazione è gratuita previa conferma in
segreteria (Tel. 039-2496023).

sabato 5 febbraio 2011

Regressione ipnotica, metodologia e applicazioni








 c/o Stellapolare Via Montecassino,8 20052 Monza - MB  Per raggiungere la nostra sede visualizza la mappa  Mappa
  Tel. 327-5659234
  Tel. 348-9003121
  email: emeis@emeis.eu


Conferenza gratuita:


REGRESSIONE  IPNOTICA
METODOLOGIA E APPLICAZIONI




Giovedi’ 10 marzo  h:21.00






Relatore: Dr.ssa Veronica Vismara
Odontoiatra, trainer in PNL, Counsellor, ipnoterapeuta.




Nel corso della serata si parlera’ del concetto di ipnosi, di differenza tra ipnosi diretta e indiretta,  dei possibili utilizzi clinici dell’ipnosi Ericksoniana , di regressione ipnotica e dell’uso della metafora  terapeutica . Si affrontera’ inoltre il tema della comunicazione indiretta secondo il modello PNL (Programmazione Neuro Linguistica).

domenica 23 gennaio 2011

Dalla trance alla cura: le psicoterapie come teorie della mente in azione


Un articolo interessante per tutti coloro che si interessano di ipnosi clinica, come fruitori o come terapeuti.

Fonte: http://brainfactor.it

Dalla trance alla cura: le psicoterapie come teorie della mente in azione.L'ipnosi quale induttore di stati modificati di coscienza appare tardivamente nell'evoluzione umana e rappresenta la chiave della strutturazione di ogni interazione sociale terapeuticamente orientata... Il nuovo contributo di Ambrogio Pennati, medico psichiatra e psicoterapeuta, docente di psicoterapia ipnotica e psicopatologo forense, analizza i meccanismi cerebrali della “guarigione interna” in un lucido confronto fra “vecchi” e “nuovi” paradigmi delle neuroscienze.
“Esser certi che qualcuno stia soffrendo, aver dei dubbi in proposito, e così via, sono altrettante modalità naturali, istintive, di rapporto con gli altri esseri umani, e il nostro linguaggio non è altro che un supporto, e un’ulteriore estensione, di questo comportamento. Il nostro gioco linguistico è l’estensione di un comportamento primitivo” (L. Wittgenstein, Zettel 1967)
Il ruolo chiave dell'empatia
Come è stato dimostrato nei precedenti lavori, l’ipnosi appare come il dispositivo induttore di stati modificati di coscienza apparso più tardivamente sulla scena evolutiva dell’homo sapiens. La sua chiave è l’elicitazione di uno stato una sintonizzazione emotiva ed affettiva (empatia) che struttura il cosiddetto “rapport”, evento alla base di ogni interazione sociale terapeuticamente orientata. Una volta instaurato il rapport empatico è possibile, per il cervello umano – soprattutto per i più predisposti, ma non solo – sviluppare uno stato di trance, caratterizzato da una ipofrontalità transitoria.
Il “guaritore interno”
Appare evidente, nello spirito evoluzionistico, che l’obiettivo finale del lavoro psicoterapeutico è l’attivazione dei moduli di guarigione interna. Tali moduli non sono un’oscura creazione di qualche cultore di esoterismo, ma delle strutture cerebrali ormai in corso di identificazione: numerosi studi sui correlati funzionali della risposta al “placebo” documentano una disattivazione di strutture sottocorticali, un incremento del funzionamento dopaminergico nelle aree associate ai meccanismi di rinforzo (nucleo accumbens) – e, viceversa, una riduzione nel caso di effetto “nocebo” – forse attraverso la modulazione del release di endorfine.
NAC. Fonte: NIAAA
Nello specifico, si assiste spesso ad una combinazione fra un incremento di attività delle zone dorsali della corteccia ed un decremento delle strutture limbiche e paralimbiche. Inoltre, è stata rilevata una attivazione dei sistemi endorfinergici della corteccia del cingolo anteriore, orbito frontale, ed insulare, del nucleo accumbens, dell’amigdala, della materia grigia periacqueduttale. Uno di questi lavori ha dimostrato che la responsività al placebo è predetta dall’attivazione dei sistemi dopaminergici ed endorfinergici del nucleo accumbens. Tali strutture sembrano attivarsi anche quando un soggetto valuta un potenziale guadagno od una potenziale perdita di risorse se mette in atto un determinato comportamento in condizioni di incertezza.
Lo studio dei meccanismi alla base della risposta placebo sono solo all’inizio, ma tutte le ricerche evidenziano l’importanza del setting, delle aspettative, delle suggestioni verbali e non verbali. Ciò che è evidente è che l’assunzione di placebo è solo un “inganno” che permette al soggetto l’attivazione dei moduli di autoguarigione. Qualche autore ha identificato importanti affinità fra la risposta al placebo e l’ipnosi, tanto da coniare il termine “hypnobo”, a parere dello scrivente fuorviante perché l’ipnosi, ovviamente, non si basa – quanto meno consapevolmente – sull’inganno esercitato dal terapeuta che somministra la “pastiglia rosa”. Allo studio del fenomeno placebo sarebbe utile associare una valutazione antropologica dei casi di guarigione spontanea o ottenuta mediante tecniche “alternative”, esperienze troppo spesso dimenticate da una medicina troppo condizionata dalle Big Pharma...
Ritorno al futuro?
Con il passaggio allo stato moderno (che comporta la apparente sepoltura della c.d. “mente bicamerale”) viene sempre più delegata ai medici la gestione degli ammalati, ed i medici operano secondo lo zeigeist, adottando i paradigmi scientifici dominanti. Da allora poco è cambiato; la medicina era (ed è tuttora) in larga misura basata su paradigmi newtoniani: relazioni causa - effetto lineari, rispetto del principio di non contraddizione, accettazione del principio di parsimonia nelle spiegazioni scientifiche, e così via. Tutto ciò va bene con la chirurgia, con la cura delle infezioni, con la grande maggioranza delle malattie degenerative, ma negli ultimi venti anni ci si rende sempre più conto che, per quanto agli albori, il paradigma della complessità, almeno per lo studio delle strutture viventi, sembra più adatto.
Certo, come dice Max Planck, “i paradigmi cambiano quando muoiono i professori universitari che li usano; solo allora ne subentrano di nuovi”. Searle ci insegna che il problema, che al di là delle nostre disquisizioni teoretiche ha anche importanti implicazioni giuridiche, è che “le scienze psicologiche e psichiatriche sono sì scienze naturali, ma della soggettività”. Secondo Searle esistono scienze sociali (lo studio dei fenomeni dipendenti dall’uomo) e scienze naturali (lo studio dei fenomeni indipendenti dall’uomo), e in queste ultime colloca le scienze psicologiche e psichiatriche. Queste ultime tuttavia, a differenza della biologia, della fisica, della astronomia e così via (che sono scienze dell’oggettività) sono scienze della soggettività. Si apre una nuova prospettiva di studio: partendo da una critica del dualismo cartesiano mente-corpo (secondo lui tuttora operante) egli dimostra che l’oggetto (mente/cervello, che sono la stessa cosa) può essere descritto e studiato tramite ontologie “in prima persona” (dall’interno, si osserva la mente, la coscienza) o “in terza persona” (dall’esterno, si osserva il cervello e la sua fisiologia).
L’approccio di Searle per i nostri scopi pratici è rivoluzionario sul piano metodologico, in quanto evidenzia che gli stati interni sono indagabili anche con gli attuali paradigmi di riferimento, ma occorre fondare gli studi ad essi relativi partendo dalla soggettività. Searle evidenzia come scientifico possa (e debba) non corrispondere ad oggettivo: lo studio degli stati interni è “scientifico ma soggettivo”, e ci dimostra che tutti stiamo ancora affrontando lo studio della mente con strumenti linguistici e categoriali che risalgono al tardo Seicento (guarda caso periodo di nascita dello stato moderno).
Perché questa lunga riflessione? Perché, a parere di chi scrive, quando si parla di psicoterapia si parla di una pratica (per la precisione: una attività) che per sua natura anela al riconoscimento di uno status di scientificità, e sembra che la competizione fra le psicoterapie non si basi tanto sulla loro costitutiva capacità di “curare” nel senso più ampio del termine, ma piuttosto sul fatto che esse siano più o meno omologabili al modello medico (scientifico-oggettivo).
A parere dello scrivente non vi è, allo stato attuale, un sufficiente sviluppo dello studio secondo le indicazioni di Searle, dei modelli sviluppati dalle psicoterapie, quindi, almeno in linea teorica, tutte le psicoterapie di per sé stanno in piedi da sole per il semplice fatto di esistere (e quindi di essere state selezionate nella competizione di mercato), come recepito dal Royal College of Psychiatrist. In base alle definizioni più recenti ciò potrebbe bastare, anche se altri approcci potrebbero sostenere che questa non è tuttavia condizione anche sufficiente, e che occorre quindi che ciascuna psicoterapia sviluppi un suo proprio modello etiopatogenetico dei disturbi che tratta. Ciò allo scopo di formulare diagnosi e prognosi operative.
Bisogna però a questo punto chiedersi come venga  sviluppata una teoretica etiopatogenetica: con gli innovativi approcci di Searle o con le vecchie metodologie? Dalla risposta a questa domanda dipende se la ricerca della condizione di sufficienza viene soddisfatta coerentemente alla materia di cui si tratta, la soggettività. È evidente che il cognitivismo ed il comportamentismo hanno risposto al quesito basandosi su dati prodotti da osservazioni in terza persona (scientifico = oggettivo), e quindi hanno generato una soluzione non coerente al problema; il discorso relativo alla psicoanalisi è certamente più variegato. Quindi allo stato attuale non sussiste, se accettiamo le osservazioni di Searle, la necessità impellente di soggiacere ad una verifica, sia essa empirica o teoretica, validazionista. Searle ci esime da questo compito.
Nei fatti la stragrande maggioranza degli psicoterapeuti clinici dà ragione a Searle per il semplice fatto che trascende il (nel migliore dei casi) o prescinde dal (nel peggiore) problema della validazione del proprio modello teoretico, dato che l’integrazione e l’eclettismo dei vari approcci dominano nella pratica quotidiana di chi ha il compito di curare. Ad esempio, vi sono studi che riescono a documentare il grado di empatia che si instaura fra due o più soggetti, le modalità di funzionamento del cervello mentre la mente compie decisioni importanti in campo etico, morale, valoriale, sul piano sia individuale che sociale. In estrema sintesi si può dire che una delle più importanti acquisizioni neuropsicologiche sia la definizione del concetto di teoria della mente (TOM), intesa come la capacità che gli umani (e probabilmente non solo loro) hanno di rappresentarsi gli stati mentali del loro simile. Il rapporto di tale funzione, che coinvolge certamente i lobi frontali anteriori e rappresenta un vantaggio evolutivo che gli uomini hanno avuto su altre specie, è già stata discussa nei precedenti lavori. Ci si permette unicamente di ricordare che su di essa si basa la capacità di strutturare rapport e quindi trance.
La validazione neurobiologica, condotta secondo le impostazioni di Searle, certamente passerà per lo studio della soggettività delle interazioni sociali, fra le quali si colloca l’evento fattuale dell’esperienza, per il cliente ed il terapeuta, della  psicoterapia; e la bontà dei diversi approcci psicoterapeutici potrà essere valutata finalmente non in base alla “eleganza” (che va dalla forbitezza in alcuni, all'ampollosità in altri, al delirio condiviso in molti) dei costrutti linguistici da esse proposti, ma alla capacità di evocare stati d’animo utili alla cura e, in taluni casi, al miglioramento sintomatologico o al cambiamento personologico (inteso come ampliamento delle capacità di adattamento del soggetto). Finalmente l’analisi dell’esito terapeutico non potrà più essere scissa da quella del processo terapeutico. Se tale ipotesi fosse condivisa allora sarebbe utile potenziare i nostri sforzi non nel produrre nuove metodologie di colloquio o di induzione, quanto piuttosto nel progettare, insieme ai neuropsicologi ed agli studiosi del funzionamento cerebrale “in vivo”, ricerche che valutino gli aspetti soggettivi del rapport terapeutico e le loro relazioni con l’andamento clinico.
Una visione?
Gli studi sono agli albori, ma certamente, essendo la pratica psicoterapeutica una teoria della mente in azione, l’analisi funzionale e soggettiva degli stati mentali, da Searle posta alla base dello studio della mente (e dell’intenzionalità del soggetto) non potrà prescindere da procedure standardizzate di induzione di specifici stati della mente analizzabili attraverso tecniche di neuroimaging dinamiche che producano dati analizzati con procedure statistiche non lineari, più adatte allo studio dei sistemi complessi, come sono oggi considerati gli organismi.
Nel caso specifico delle psicoterapie, vi sono dati che evidenziano che i vari approcci terapeutici (dinamici, cognitivo - comportamentali, interpersonali) hanno in comune l’attivazione della corteccia anteriore del cingolo, in particolare delle sue componenti dorsali e rostrali, dato che si ricollega alle osservazioni sui correlati della trance. Si può affermare che i cambiamenti biologici che sopravvengono durante le psicoterapie, spesso assimilabili allo stato di trance, basati sulle capacità empatiche e sulle capacità del paziente di narrare, siano condizioni necessarie e sufficienti a permettere l’attivazione dei moduli interni di guarigione, indipendentemente dal modello teorico di riferimento. Appare molto probabile che con le tecniche di visualizzazione cerebrale da poco disponibili si arriverà a delineare uno studio scientifico della soggettività, le cui applicazioni nell’ambito clinico sono evidenti. Ciò permetterà, fra l’altro, di integrare non sincreticamente ma operazionalmente nel nostro armamentario terapeutico le esperienze di guarigione e di cambiamento che molte delle pratiche orientali basate sulla crescita della consapevolezza riescono a generare.

martedì 11 gennaio 2011

Blog di Veronica Vismara


Benvenuti nel mio blog.
Sono la Dr.ssa Veronica Vismara e mi occupo della voce in tutte le sue espressioni, parlata, cantata e scritta.
Trainer in PNL ed esperta di Ipnosi Ericksoniana, ho ideato una metodica originale volta a facilitare l'uso della voce come mezzo per esprimere i proprio Se'.
Il canto jazz,il canto armonico e lo scrivere liriche su musiche originali per me e per altri sono ciò che consente alla mia voce di esprimere il mio Se' più profondo e vero.
L'espressione artistica è affiancata da una attività di ricerca scientifica sull'uso della voce a scopo terapeutico nei più disparati campi.Tale attività si concretizza nella pubblicazione di articoli e saggi.
In questo Blog pubblichero' eventi inerenti le mie attivita', articoli e altre informazioni che riguardano tematiche culturali del mondo odontoiatrico (alternativo e "ufficiale"), dell' Ipnosi Ericksoniana e la PNL, dell uso della voce e della musica .