martedì 4 novembre 2014

MUSICA A 432 Hz

432 Hertz

L’accordo a 432 Hertz (Hz) – la nuova alchimia della musica elettronica – risuona con le frequenze fondamentali del vivente: battito cardiaco, replicazione del DNA, sincronizzazione cerebrale, e con la Risonanza di Schumann e la geometria della creazione. Purtroppo, invece, la maggior parte della musica prodotta a partire dal 1939, vibra a frequenze incoerenti di accordi a 440 Hz.

432 HzNel campo della “sintesi elettronica” sono stati compiuti balzi assolutamente sbalorditivi, in grado di aggiungere sempre nuovi elementi alle comuni frequenze generate dai normali oscillatori di base. Tali sonorità, spesso definite troppo superficialmente “fredde” rappresentano l’espressione più pura della congruenza matematica dell’Universo Intelligente, che vuole esprimere sé stesso e comunicarci parte della sua natura.
Data una maggiore divulgazione, negli ultimi anni, delle più affascinanti scoperte in campo scientifico, e in particolar modo in quello relativo agli atomi della Meccanica Quantistica, e ai modelli utilizzati nella generazione dei cosiddetti “Frattali”, si stanno oggi concretizzando, per quanto riguarda la musica elettronica, nuovi scenari di sperimentazione sonora totalmente rivoluzionari. Questi consentiranno ai nuovi ‘alchimisti del suono’, di elaborare da zero, nuovi modelli acustici, che saranno senz’altro in grado di cambiare radicalmente non solo il contatto espressivo e partecipativo diretto con l’ascoltatore, ma persino di influire in modo coerente sul campo che permea la materia, attraverso il quale queste frequenze viaggiano e prendono vita. Sta avvenendo di fatto un vero e proprio cambiamento, portato avanti da un ‘Movimento elettronico underground’ assolutamente destabilizzante, e paragonabile al Movimento Futurista che nel lontano 1912, innescò una vera e propria rivoluzione artistica nel campo delle arti visive e pittoriche.
DiapasonPrima di passare a spiegare questo nuovo principio compositivo, che vede protagonista la musica elettronica, è necessario acquisire qualche informazione più dettagliata circa la “soppressione” di informazioni specifiche riguardanti la musica in generale, cominciando proprio dallo strumento di base della misura: il Diapason. Sebbene questo sia uno strumento molto noto, sia ai neofiti musicisti che ai non musicisti, esso è praticamente uno sconosciuto, per cui è bene ricordare di cosa si tratta e il perché della sua importanza in questa rivoluzione sonora. Il termine Diapason ha diversi significati, ma più comunemente indica uno strumento, che se percosso, è in grado di generare una nota standard, che oscilla alla precisa frequenza di 440 Hz(herz). Frequenza che oggi viene adottata per l’accordatura standard di tutti gli strumenti musicali elettronici, che vengono messi in commercio.
E’ anche uno strumento utilizzato in medicina, per effettuare diversi esami acustici. Piccoli diapason sono inoltre stati utilizzati per la generazione di frequenze fisse, in alcuni sistemi di sicurezza, come ad esempio quelli dei treni sulle nostre reti ferroviarie. I greci invece utilizzavano il termine diapason per indicare quella che oggi è definita ottava, ovvero l’intervallo compreso tra una nota e l’altra di frequenza doppia. L’etimologia del termine deriva proprio dal greco “dià pasòn”, e significa esattamente: attraverso tutte (le note). Perciò, prima di incominciare ad accordare il nostro strumento dovremmo comprendere che il Diapason è innanzitutto uno strumento scientifico. O almeno dovrebbe!
Il cosiddetto “diapason scientifico”, fu approvato all’unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881, e proposto dai fisici Sauveur, Meerens, Savart, e dagli scienziati italiani Montanelli e Grassi Landi, ed era calcolato su un DO centrale di 256 cicli al secondo. La “corsa all’acuto” iniziò invece con l’adozione unilaterale di un LA più alto (a 440 Hz) da parte delle bande militari russe ed austriache, ai tempi di Wagner. Tale diapason fu accettato per convenzione a Londra nel 1939, senza addurre alcuna giustificazione scientifica, e da lì in poi tutti vi si uniformarono.

Vibrazioni ed emozioni:

Ciò che è stato fatto, dunque, è una deliberata alterazione delle frequenze, che ha portato conseguentemente ad una forzata incrinatura nelle armonie musicali. Perché ciò è stato fatto? Potrebbe trattarsi di una semplice scelta dettata dal gusto, oppure resta la possibilità che ci siano delle motivazioni nascoste.
La scienza oggi ci dice che nell’Universo tutto è energia in vibrazione. Il ritmo vibratorio di un oggetto, compreso il corpo umano, si chiama “risonanza”, mentre un suono è“la vibrazione di un corpo elastico, che si trasmette all’elemento circostante (aria), e si propaga vibrando per simpatia, non solo con gli strumenti della stessa nota, ma anche con multipli e sottomultipli della sua frequenza”. In base a quanto detto finora, è possibile ipotizzare che la disarmonia dettata da un diapason troppo acuto, possa essere una delle cause dei tanti comportamenti antisociali presenti nella nostra società. Basti pensare che circa il 99% delle produzioni musicali che ascoltiamo giornalmente attraverso i media, nei supporti fonografici (CD/DVD) e in rete, hanno di base un’accordatura a 440 Hz.
Graham H. Jackson, musicista e insegnante di formazione “steineriana”, ha speso la maggior parte della sua vita alla ricerca delle basi spirituali dell’armonia. Nel suo libro “The Spiritual Basis of Musical Harmony”, Graham racconta la vita e le esperienze della “sacerdotessa del tuning” Maria Renold. Maria era impegnata in una ricerca e sperimentazione basata sullo studio delle differenti accordature, e dei relativi effetti oggettivi riscontrabili sul pubblico. La musicista racconta che quando il suo pianoforte era intonato a 432 Hz, gli astanti osservavano non solo un incremento della ricchezza del timbro e della qualità del tono, ma anche che il suono sembrava provenire da alcuni punti imprecisati al centro della stanza, piuttosto che dal pianoforte stesso. Si fa così riferimento al famoso “libero tono eterico”, spesso citato da Rudolf Steiner. Una sorta di armonica addizionale, che opererebbe in risonanza con lo strumento.
Durante alcune sperimentazioni musicali, Maria Renold rilevò inoltre che attraverso la normale intonazione standard basata su un LA a 440 Hz, gli ascoltatori presenti nella stanza cominciavano ad assumere comportamenti polemici ed antisociali. Quando invece l’intonazione era a 432 Hz, le stesse persone, nuovamente invitate ad ascoltare il medesimo brano, rimanevano questa volta piacevolmente colpite. Per oltre vent’anni la Renold, intervistando e testando più di duemila persone, ebbe modo di constatare che oltre il 90% dei soggetti, preferiva a priori il tono più basso, formato da una normale scala basata su un DO a 256 Hz e su un LA a 432 Hz.
Oggi, finalmente i musicisti elettronici di tutto il mondo, si stanno scambiando le informazioni necessarie, che uniscono la teoria musicale dei Frattali con il tuning a 432 Hz, in modo da poter incominciare a comporre la loro musica in modo coerente e in armonia con il cuore umano (battiti cardiaci), la doppia elica del DNA (frequenza di replicazione), la sincronizzazione bi-emisferica del cervello, la frequenza fondamentale della risonanza di Schumann, e la geometria musicale della “creazione”.
Articolo di “F@r3vèr”
Fonte: http://portalemisteri.altervista.org/blog/laccordo-a-432-hertz/

lunedì 13 ottobre 2014

La rivista Che VORREI .Veronica Vismara: il canto, l'individuo, l'apertura verso l'alto

http://www.vorrei.org/culture/10131-veronica-vismara-il-canto-l-individuo-l-apertura-verso-l-altro.html

Intervista all'artista monzese in vista del reading-concerto Canzoni a Contatto, a Monza giovedì prossimo, in cui si esibirà insieme a Dome Bulfaro e Cecco Aroni Vigone
Musicista, formatrice, ma anche odontoiatra: se c'è qualcosa che incurisisce nella figura della monzese Veronica Vismara, senz'altro è la sua poliedricità. Abbiamo incontrato l'eclettica cantante (ha studiato dal jazz al canto armonico) appassionata di poesia, in occasione della serataCanzoni a Contatto che si terrà giovedì 16 ottobre nella sede dell'associazione culturale Emeis a Monza, in via Correggio 59/c. Il concerto vedrà protagonisti, insieme a Veronica Vismara, anche il sassofonista Cecco Aroni Vigone e il poeta Dome Bulfaro, del quale saranno musicate alcune poesie, tratte dalla raccolta Ossa Carne (di cui parlammo in questo articolo).
20141013 Foto trio
Artista a tutto tondo e medico, estro e scienza... come mantiene l'equilibrio fra le diverse parti di lei?Si tratta di una questione di management, di integrazione fra i due emisferi. Un mio docente di PNL (Programmazione Neuro Linguistica, ndr) una volta mi disse: «Usa i tuoi talenti, altrimenti saranno loro a usare te». Era un invito a seguire le mie inclinazioni. La vita va indirizzata verso le cose che piacciono e i propri talenti vanno usati anche nel lavoro. Nella mia vita, è la cura il principio unificante delle mie inclinazioni, ciò che fa in modo che nessuno dei talenti prevarichi l'altro. Anche quando pratico il canto per diletto, e non a scopo terapeutico, muovendo le emozioni ugualmente sto curando qualcuno. Del resto, l'arte è la medicina dell'anima.
Come è nata la collaborazione con Dome Bulfaro?Ho conosciuto Dome personalmente circa tre o quattro anni fa. Lo conoscevo già come poeta ed ero rimasta affascinata sia dalle sue liriche sia dal modo di esprimerle in pubblico, con la preminenza del paraverbale (una componente che mi salta sempre all'occhio). Incontrandolo di persona e assistendo alle sue letture, ho avvertito la sua purezza di cuore, così ho pensato che avrei volentieri realizzato qualcosa insieme a lui. Io già collaboravo con Cecco Aroni Vigone – anche lui un "puro" – con cui avevo fatto il CD A fior di pelle, in cui avevamo messo in musica poesie di Francesca Valente. Decisi di farli conoscere, per vedere che cosa ne sarebbe scaturito. Così è nato il progetto di musicare le liriche di Ossa Carne. La sintonia fra noi tre è totale.
La serata di giovedì prossimo a Monza sarà un esordio?In realtà, alcune liriche di Ossa Carne erano già state eseguite in musica al Binario 7 lo scorso aprile, però con una formazione più ampia, rispetto al trio di giovedì. In parte quindi è un esordio, anche perché abbiamo aggiunto materiale inedito e parte integrante della serata saranno pure improvvisazioni sia musicali che poetiche.
20141013 Veronica Vismara
Questa nella poesia non è un'escursione isolata. Come mai sente la sua musica così vicina e congeniale all'espressione poetica?Ad aver fatto scattare la molla è stata la parola. Io sento molto il legame esistente fra poesia e musica – la poesia è musica – quindi io ho solo fuso le due muse. Quando leggo una lirica, ne sento la musica sottostante. È stato così con Dome. Tempo fa, sul sito Novurgia.it pubblicai alcuni versi nella sezione Poesia chiama musica: i versi ispirarono il musicista Antonio Giacometti, che compose un assolo di clarinetto per una mia poesia. Da lì nacque l'idea di un concept album insieme, che poi abbiamo effettivamente realizzato: si intitola Shakti (che vuol dire "grande madre") e contiene dodici tracce, dodici liriche orchestrate da Giacometti con molta raffinatezza. Nel disco suona anche un bravo pianista monzese, Francesco Conti. In Shaktiviene proposto un percorso di conoscenza, che porta una donna ad accorgersi della dea dentro di lei.
Lei dice di dedicarsi alla voce come "espressione del sé". Che cosa significa?La voce è uno strumento di espressione, di relazione con gli altri, ma anche di riscontro da parte di noi stessi. Ciò che accade nella nostra gola è conseguenza di ciò che accade nella nostra vita. Le esperienze segnano la voce. Nella quotidianità, di solito questo processo si subisce, spesso in modo inconsapevole. Per rovesciare il procedimento occorre ascoltarsi, facendosi costantemente domande su di sé. È necessario imparare a conoscerci davvero a partire dalla voce. Al di là della tecnica che si può acquisire – qui è la cantante che parla – ciò che sei emerge sempre. Fermo restando che la tecnica è utile per imparare ad assecondare il proprio timbro e favorire il lavoro di autoascolto.
20141013 Lettino armonico
Veniamo alla sua attività di formatrice PNL: in che cosa consiste la Programmazione Neuro Linguistica? Quale suo aspetto l'ha convinta al punto da farne una parte della sua vita?In sintesi: la PNL è un modello di comunicazione nato dall'intuizione di un linguista e un matematico e basato sull'osservazione del lavoro di alcuni psicoterapeuti. Cercando tracce comuni nelle terapie osservate, hanno intuito che esiste una relazione (nel gergo PNL rapport) che vale in ogni forma di comunicazione. Il rapportriguarda il modo di comunicare, non il contenuto del messaggio. Secondo il modello, insomma, nella comunicazione non conta l'aspetto tecnico quanto l'intenzione. Uno dei terapeuti a cui si ispira è Milton Erickson con la sua ipnosi, che io utilizzo nella mia attività clinica.
Del modello PNL mi ha affascinato l'importanza attribuita a ciascun individuo, al modo che ognuno di noi ha di percepire la realtà. Uno dei motti più famosi della disciplina è "la mappa non è il territorio", che implica il rispetto delle differenze. È questo principio individualistico ad avermi ispirato: ogni persona è un individuo irriducibile a nessun altro. Mi affascina perché sono affascinata dalle persone.
Non riscontra un conflitto fra l'attività artistica, che necessita di estro, e l'approccio razionale che ci si sforza di avere nella PNL?L'approccio della PNL per me andrebbe definito mentale, più che razionale. È un aspetto spesso esasperato, generando un modo sbagliato di applicare il modello di comunicazione e creando lo stereotipo del "piennelista" spietato e calcolatore. La PNL invece insegna a usare bene i sensi – soprattutto vista e udito – quindi a stare all'erta, ma senza restare fissi nell'emisfero razionale del cervello. I sensi si affinano per imparare a fidarsi dell'essenza. È una cosa che, usata con intelligenza darà buoni frutti, usata con il solo intelletto renderà goffi.
Dalla PNL io ho imparato che spinge verso l'altro, che la responsabilità di ciò che otteniamo da una comunicazione è nostra e non del nostro interlocutore. Se qualcuno non capisce che cosa gli stiamo dicendo, siamo noi ad aver sbagliato modo di porci, non è colpa sua perché non ci capisce. A questo principio mi ispiro in tutti gli aspetti della mia vita.

venerdì 10 ottobre 2014

CANZONI A CONTATTO, 16 ottobre 2014 ore 21 Monza,

Associazione EMEIS, pesso Casa del Volontariato, Via Correggio 59/c Monza 
Canzoni a Contatto, ossia,
POESIA NELLA LIBERTA' D'ESSERE. Spoken word, scat, canto: questa è la poesia, filtrata dall'arte dell'improvvisazione jazz e proposta dal trio "Canzoni a contatto": Veronica Vismara (voce), Francesco Aroni Vigone (sax) e Dome Bulfaro(voce). Si può mancare giovedì 16 a Monza?
https://www.facebook.com/events/

www.youtube.com/watch?v=gwLl1e2H5Hg/?fref